Tuttavia, i primi inventori che si cimentarono nella creazione di macchine per il caffè sapevano ben poco sulle corrette “relazioni di base” per armonizzare tra loro tostatura, macinatura, tempo d’infusione, temperatura e pressione dell’acqua. Fu durante il XIX secolo che venne progettato, brevettato, costruito, (successivamente modificato) e commercializzato tutto quello che si poteva concepire in fatto di metodologie per estrarre la nera bevanda e sulle relative macchine per caffè ad uso domestico.
In tutta Europa, a partire dai primi anni del 1800, decine d’ingegneri, stagnini e argentieri ma anche puri inventori e casalinghe, gareggiarono fra loro alla scoperta della “macchina perfetta” che producesse la miglior tazza di caffè, facile da utilizzare, affidabile e dal funzionamento automatizzato. Furono applicati e sperimentati i vari principi della fisica dei liquidi, della termodinamica, del vuoto, del vapore e dell’idrostatica.
Molte idee e progetti sono rimasti tali, non essendo mai usciti dalla carta dei vari uffici brevetti. Alcuni proponevano soluzioni che la tecnologia dell’epoca non poteva realizzare in modo affidabile. Altre macchine comprendevano apparati complicatissimi, da manovrare in maniera cervellotica che, in caso di errori, potevano procurare incendio o esplosione. Altre ancora aggiungevano solo inutili complicazioni a precedenti modelli.